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WBN - Back on air

Feel the power of Radio

La passione per la scrittura ce l'ho dentro da sempre, o perlomeno da quando ho imparato a mettere insieme le prime frasi di senso compiuto. Quella per la radio, invece, è nata per caso, un gioco del destino durante gli anni dell'università.

Il podcast non è la radio, ma gli somiglia.

Ci siamo solo io, i miei pensieri, un microfono e tutta la musica che voglio in sottofondo.

L’idea è quella di utilizzare questo spazio per raccontare storie, chiacchierare di qualcosa di interessante e, con l’occasione, ascoltare un bel brano o due.

Tutto questo mi fa tornare indietro nel tempo a quando “facevo radio”, si dice così. Mi piaceva da morire ed è proprio di questo che voglio parlare in questo primo podcast: della radio e della sua potenza.

Attenzione però! Non mi riferisco alla potenza della radio come mezzo di comunicazione. Non voglio parlare dei contenuti della radio e di come questi arrivano agli ascoltatori. Intendo parlarvi piuttosto della radio vista dall’interno, dal lato di chi sta dietro al microfono, lo speaker.

Sono convinto, infatti, che “fare radio” funzioni come una sorta di elisir prodigioso. Una specie di formula magica (neanche troppo segreta) capace di trasformare le persone, anche quelle più timide, in veri e propri protagonisti della comunicazione e dell’intrattenimento.

La maggior parte delle persone, quando ascolta la propria voce registrata tende a trovarla brutta, a volte fastidiosa. Provate a pensarci.

Quando riascoltiamo i nostri vocali su Whatsapp, in genere, la nostra voce non ci piace. Facciamo caso agli accenti, agli errori di pronuncia, al tono… troviamo un sacco di difetti.

Non so se è qualcosa che la scienza è in grado di spiegare (probabilmente sì), ma è senz’altro frequente. Siamo quasi tutti misofoni nei riguardi della nostra stessa voce.

Eppure, quando indossi le cuffie della radio, quelle ti restituiscono all’istante il suono della tua voce, ebbene, sarà perché il suono è più pulito e isolato rispetto all’esterno, sarà perché è accompagnato da un sottofondo musicale che si affievolisce in automatico quando parli, mentre cresce a coprire le tue pause, sarà perché davanti a te c’è solo un microfono e non occhi a fissarti… Lì la radio, non so come, compie la sua magia e la tua voce comincia a piacerti, e tanto anche.

Per spiegarmi meglio, vi racconto una mia esperienza.

Uno dei format a cui ero più affezionato aveva un nome stupido, volgare e anche poco originale, quindi perfetto. Si chiamava «I Fiodena» e a farlo eravamo tre speaker, io con i miei amici Matteo e Beppe, e un regista, il mitico Giovanni. Cosa facevamo? Semplice: scherzi telefonici.

C’erano però due problemi. Il primo è che la radio, che ci aveva autorizzato il format, aveva imposto di fare scherzi soltanto ad amici e parenti o comunque a persone che non avrebbero mai avviato iniziative legali contro di noi o, peggio, contro la radio.

Il secondo, ben più complicato da risolvere, è che non avevamo la possibilità di registrare le puntate. Gli scherzi andavano fatti tutti in diretta.

Capite bene che quando si fa uno scherzo telefonico c’è il concreto rischio che non funzioni, che non vada a buon fine, che la vittima non ci caschi… Ne avrei da raccontare, ma posso dire che nel complesso siamo stati fortunati. Gli scherzi riuscivano, ci divertivamo e facevamo divertire gli ascoltatori, in radio funziona proprio così.

Vi ricordate il primo problema? Le vittime: la regola diceva solo amici e parenti. Ecco, dopo un po’ gli amici e i parenti hanno cominciato a scarseggiare. Inoltre, soprattutto tra gli amici si era sparsa la voce, un po’ tutti sapevano quello che facevamo.

Ci siamo trovati costretti a coinvolgere altre persone, sconosciuti. Mi è capitato di uscire fisicamente dalla radio mentre eravamo in onda, mentre stava passando il brano, e in quei 3-4 minuti cercare di fermare la gente per strada - davanti al pensionato dell’università - nella speranza di trovare qualcuno (o qualcuna) disposto a seguirmi nelle stanze della radio, a indossare le cuffie e a partecipare a uno scherzo telefonico nei confronti di qualche suo amico. Ve l’assicuro, non è stato facile, ma qualche volta ci sono riuscito.

Abbiamo fatto entrare in radio gente che non aveva mai provato nulla del genere, ragazzi e ragazze di ogni tipo, a volte anche anime introverse, timide… eppure, la radio ha sempre fatto la sua magia, ogni volta. Il potere della radio li ha travolti tutti, senza eccezioni.

Alcuni di loro poi hanno voluto continuare a essere coinvolti, alcuni hanno proprio cominciato a fare radio, altri no com’è naturale, ma tutti si sono divertiti, tutti si sono lasciati andare dopo i primi 10-15 secondi di speech.

La radio, non quella che si ascolta (più o meno bella che sia) ma quella che si fa è uno strumento unico e potentissimo, un meccanismo formidabile che ti mette al centro dell’attenzione e allo stesso tempo ti nasconde a tutti.

Provateci! Se ne avete la possibilità provateci a fare radio. Indossate quelle cuffie, avvicinatevi al microfono e provate a parlare di qualcosa, qualsiasi cosa, sull’intro di una bella canzone come quella che scorre in sottofondo.

Quando andavamo in onda con i Fiodena questo disco lo mettevamo spesso. Mi ricorda quegli anni, quegli amici e quella radio. Era bello, bello come la intro di questo brano suonato da una band leggendaria, sono i Lynyrd Skynyrd e questa è Free Bird.

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